“C’è chi dice che l’amore oggi non ha più valore perché solo ai soldi pensa: oltre le gambe c’è di più“.
Parole e musica di Jo Squillo e Sabrina Salerno, che nel 1991 si incastravano nella testa di tutti gli italiani con il tormentone “Siamo Donne”. E non è un caso se nel medesimo anno nasceva pure Diego Demme, attuale centrocampista del Napoli, che come riflesso in uno specchio dimostra di avere più di qualcosa in comune con quelle melodie. Approdato a Napoli in sordina -di lui si conosceva ben poco, tranne che per il suo nome di Battesimo scelto dal padre tifoso azzurro, in onore di Re Diego- fu acquistato 12 mesi fa dal Lipsia, per 12 milioni di €. Stando ai prezzi attuali, dove amore, soldi e valori nel calciomercato non contano più, all’unisono cantiamo: “SIAMO DEMME”.

UN ANNO DI DIEGO DEMME– Con la maglia azzurra ha esordito esattamente un anno fa (il 14 gennaio 2020) nel match di Coppa Italia contro il Perugia, mentre in Serie A ha disputato la sua prima partita ufficiale 4 giorni dopo, proprio contro la Fiorentina. Il 18 gennaio 2020, infatti, Napoli-Fiorentina finì con un netto 0-2, ma ieri, invece, il risultato è stato ben diverso: 6-0 per gli azzurri e prestazione totale di Demme. Gattuso, il suo idolo da calciatore, lo ha inserito nel cuore del centrocampo a tre e gli ha affidato le chiavi della squadra. A distanza di 12 mesi, però, se le cose sono radicalmente cambiate in casa Napoli è per buona parte anche per merito di Demme, che si è dimostrato all’altezza della situazione.

OLTRE LE GAMBE C’È DI PIÙ– Corre per due, lotta su ogni pallone e suda la maglia come ben pochi, dimostrando un atteggiamento da libro cuore ogni qual volta viene chiamato in causa.
Instancabile e funzionale, detta tempi e ritmi, partecipa a tutte le trame dei suoi. È sempre un riferimento in fase di possesso, in ogni zona del campo. Una soluzione, una gamba o un piede su cui appoggiarsi ogni qual volta un suo compagno si trova in seria difficoltà. Nella fase di non possesso dimostra invece la sua qualità migliore, ovvero la rapacità di recuperare il pallone e di leggere le scorribande avversarie. Ma è sicuramente con il suo idolo che Demme scopre di avere caratteristiche ben diverse da quelle sue naturali: Gattuso gli ha fatto capire che con le sue qualità atletiche può fare la fase difensiva, ma può anche spingersi verso l’attacco. Il gol contro la Fiorentina, sull’intelligente assist di Petagna, non è un semplice inserimento senza palla: è lo spot del pensiero di Gattuso applicato a Demme.
Ad oggi, Diego è a tutti gli effetti una pedina fondamentale nello scacchiere dei partenopei: indubbiamente con il numero 4 in mediana, la squadra aumenta i giri del motore. A giovarne sono soprattutto i suoi colleghi di reparto Bakayoko e Zielinski che dimostrano di essere più liberi nelle scelte, di poter “rischiare” in uscita la giocata, creandone l’imprevedibilità, ricevendo da Demme maggiore copertura. Con il centrocampista naturalizzato tedesco in campo, il Napoli in questo campionato ha perso (immeritatamente) solo una partita a San Siro contro l’Inter: poi 8 vittorie ed un solo pareggio, contro il Torino.

Chiarissimo segnale che Diego sta a Napoli, come Napoli sta a Diego. Che sia Maradona, o Demme l’amore per Diego in questa città ha sempre un certo valore. Soprattutto quello più importante: il meraviglioso fascino dell’eternità.

Antonio Treviglio

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