Un dolore che il tempo non aiuta a calmare, a capire, ad interiorizzare. Perdere un fratello ed in situazioni tragiche, è uno squarcio nel cuore. Sono queste le sensazioni che i fratelli di Davide Astori, Marco e Bruno, hanno raccontato al Corriere dello Sport nella giornata della ricorrenza della scomparsa dell’ex capitano della Fiorentina.

“Il peso di questa data non lo avvertiamo: quando superi la soglia del dolore, il 4 marzo è uguale al 5 aprile, al 6 giugno. Nostra madre, che è la saggia della famiglia, lo ripete spesso: Davide non c’è, la vita adesso è altro, non ci si scuote più. Davide era pieno di fantasia e di curiosità, il tempo libero lo impiegava per soddisfarle. Io lo prendevo in giro perché non sapeva disegnare ma aveva gusto, era un maestro. Ricordo quando ci segnalò delle piastrelle che aveva scovato in rete e che acquistammo in Marocco, oppure dei divani bellissimi“, dichiarano

“Cosa mi manca di Davide? Lui era il parere più autorevole, quello che inseguivo in continuazione per le cose importanti, ma anche per le cose futili, la mia guida. Era il confronto che cercavo quasi con ostinazione. Il nostro capitano. Noi tre eravamo molto uniti e complementari, ora mi ritrovo senza il contraltare più naturale, l’altro io, e allora provo a immaginare cosa mi avrebbe detto Davide”, racconta Bruno.

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