Inizierà ufficialmente domani l’avventura di Maurizio Sarri alla Lazio, per un ritorno in Italia in grande stile. Idee già chiare in sede di mercato per rinforzare i biancocelesti e la voglia di regalare al calcio quelle scintille di sarrismo che hanno fatto sognare i tifosi e gli appassionati al Napoli. Mercoledì l’inizio ufficiale della stagione con il ritrovo a Formello, poi la partenza per il ritiro di Auronzo di Cadore. Prima di iniziare però, una lunga intervista rilasciata a Sportitalia, ripresa dal Corriere dello Sport, dove ha parlato di passato, presente e futuro. “In questo anno sono stato con la famiglia, ho letto tantissimo, visto tante partite e le corse ciclistiche. Io vengo da una famiglia di appassionati di ciclismo. È stato un anno particolare ma non mi è pesato stare fuori. C’è tristezza con gli stadi vuoti, la situazione non mi faceva venire voglia velocemente”.

“Lo scudetto con la Juve era dato per scontato all’esterno e anche all’interno, lo abbiamo vinto senza festeggiare. Siamo andati a cena ognuno per conto suo. L’anno giusto per andare alla Juve sarebbe stato questo, dopo il quarto posto che hanno festeggiato, si creano le condizioni per rendere al massimo. La chiamata del Napoli? Non avevo la certezza di essere molto utile in corsa. Non c’erano nemmeno tanti presupposti. Tutte le società che mi hanno cercato ho detto la stessa cosa, sarei stato disponibile per luglio, idem al Napoli che mi ha chiamato a gennaio: non una vera trattativa ma un’informazione sulla disponibilità”.

“Il valore della squadra non corrisponde mai alla somma dei singoli, è nettamente superiore o inferiore. Jorginho da Pallone d’Oro? Se vince anche l’Europeo, certo. Parliamo di un giocatore raffinato e non capibile da tutti, intelligente, bravo tatticamente, fa sembrare tutto facile. Sono contento di lui, se lo merita. Dybala? Non è difficile recuperarlo, è un fuoriclasse. Ha fatto un anno strano con tanti infortuni, non è mai andato al 100%, con quelle capacità tecniche è un recupero semplice. Un nuovo Sarri? Mi piace De Zerbi, sono esterrefatto, è giovane. Mi dispiace che sia andato all’estero e che non ci sia una grande squadra interessata a lui. Ma allo Shakhtar avrà visibilità. Mi piace anche Italiano”.

“Io mi diverto, poi si divertono anche i giocatori, poi il pubblico. Per vincere bisogna giocare male è un luogo comune. Mi sono divertito molto al Napoli e gli ultimi mesi al Chelsea. Lo scudetto perso in albergo? Resto di quell’idea. La squadra aveva visto uno spiraglio aperto e subito chiuso in due minuti. Mentre salivo dalla sala tv alla camera ho visto giocatori piangere, c’è stato un contraccolpo fortissimo ed è finito un sogno per degli episodi. Higuain? Giocatore particolare, un fenomeno quando si accende. Callejon perfetto per un rendimento costante, ordinato, ci fai affidamento. Insigne? Mi scappa da ridere. Lorenzo è il giocatore italiano da qualche anno più forte, se sbaglia cinque minuti viene subito messo in discussione. Ha fatto un gol con l’Italia che se lo avesse fatto qualcun altro lo avrebbero mandato al telegiornale per non so quanto tempo. Parliamo di tre ragazzi a cui sono affezionato, li allenerei ancora”.

“Mertens attaccante centrale è stata una botta di culo. In una partita siamo rimasti in dieci, loro attaccavano, c’erano spazi e noi abbiamo tolto Higuain e messo Mertens. Lui in un quarto d’ora ha fatto il diavolo a quattro. Senza Higuain, Milik infortunato, sono tornato a quel tentativo. Mi ricordo la discussione con lui: “secondo me fai 18-20 gol”. Ne ha fatti 28 alla fine. La trattativa con la Roma? Non ci ho mai parlato direttamente, secondo i miei agenti eravamo vicini. Ronaldo ancora alla Juve? Dipende dalla società. Meglio rinunciare ad un giocatore che a cinque-sei per il monte ingaggi. La Lazio dal 3-5-2 al 4-3-3? Alla Lazio non ci sono esterni alti, bisogna fare qualcosa. Non sono un integralista, ogni volta su ogni modulo mi dicevano così. Mi sono reso comunque conto che non farei mai la difesa a tre. Vediamo con la Lazio, l’idea di fondo è quella”. 

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