L’aumento di 210mila tra giocatori e giocatrici in un anno, con un ritorno ai livelli pre-pandemici, un impatto socio-economico della pratica calcistica prodotto a beneficio del Sistema Paese stimabile in oltre 4,5 miliardi di euro, il patrimonio delle Nazionali giovanili testimoniato dai recenti risultati sportivi dell’Under 20 e dell’Under 19 e il terzo posto europeo della FIGC per ricavi commerciali derivanti dalle Nazionali. Ma anche una perdita aggregata del Sistema Calcio professionistico pari a 1,4 miliardi di euro e la necessità sempre più impellente di avviare un programma di investimento per la realizzazione di una nuova generazione di impianti calcistici nel nostro Paese.

Sono solo alcuni tra dati e spunti di riflessione che emergono dalla 13a edizione del ReportCalcio, il rapporto annuale sul calcio italiano e internazionale sviluppato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia.

Pubblicato sul sito della Federazione, il ReportCalcio è stato presentato su Sky Sport 24 nello speciale condotto da Luca Marchetti, che ha visto gli interventi del presidente della FIGC Gabriele Gravina, del giornalista Paolo Condò e dell’editorialista del Corriere dello Sport e manager Alessandro Giudice.

Con le sue 13 edizioni pubblicate dal 2011 a oggi, ReportCalcio rappresenta un percorso virtuoso che si pone l’obiettivo di valorizzare la trasparenza e costruire un patrimonio di numeri, dati e trend di valore strategico. Gli argomenti analizzati sono molteplici e rispecchiano la crescente multidimensionalità del calcio italiano: dal censimento dell’attività sportiva al profilo delle Rappresentative Nazionali (a livello sportivo, mediatico e commerciale), dallo studio sul calcio femminile, giovanile e dilettantistico all’analisi del profilo economico-finanziario, organizzativo, infrastrutturale e fiscale del sistema professionistico, insieme a delle opportune finestre di confronto internazionale.

“Da questo ennesimo studio emerge chiaramente il potenziale straordinario del mondo del calcio nel suo complesso – dichiara il presidente della FIGC Gabriele Gravina –, che rappresenta il primo fattore di sviluppo in ambito sportivo e uno dei più rilevanti dal punto di vista sociale del nostro Paese. ReportCalcio è un contributo di trasparenza, ma soprattutto uno stimolo per tutti gli stakeholder per conoscere nel dettaglio punti di forza e criticità del movimento, così da studiare e mettere in pratica soluzioni condivise. L’obiettivo della Federcalcio è agevolare un processo di sviluppo integrale che parta dalle persone per aggiornare i processi, migliorando la fruibilità del calcio sotto ogni aspetto. Proprio per questo, tra i tanti, il dato da evidenziare è quello che certifica il recupero degli oltre 200 mila tesserati del Settore Giovanile e Scolastico persi durante la pandemia. Per quanto riguarda l’aspetto economico, invece, risulta evidente la necessità di riportare in equilibrio il sistema, mettendo sotto controllo i costi e destinando risorse per gli investimenti nei vivai e nelle infrastrutture”.

“Rispetto al disavanzo economico aggregato di 1,3 miliardi di euro registrato nella stagione 2020-2021, fortemente impattata dal periodo pandemico, nella stagione 2021-2022 si è registrata una perdita aggregata addirittura superiore, pari a 1,4 miliardi di euro – ha spiegato Federico Mussi, Partner PwC Italia –. Si tratta del peggior risultato netto nei 15 anni analizzati nel ReportCalcio, a conferma che il settore continua a manifestare una difficoltà strutturale. Nelle ultime 3 stagioni, la perdita complessiva prodotta dal calcio professionistico italiano è stata pari a quasi 3,6 miliardi di euro. Sui conti continua a pesare in modo determinante il costo degli stipendi che nell’ultima stagione sfiora l’84% dei ricavi (al netto delle plusvalenze). Da un punto di vista finanziario, l’indebitamento complessivo del calcio professionistico nel 2021-2022 supera la soglia dei 5,6 miliardi di euro e l’indice di liquidità, mediamente pari a 0,5 sia per le società di Serie A che per quelle di Serie B, limitano in modo importante la possibilità di fare investimenti. Il calcio professionistico necessita ora più che mai di sistemi e modelli virtuosi di monitoraggio e controllo dei costi, affinché siano commisurati alla capacità di generazione di cassa. Rispetto ad altre leghe europee, il calcio italiano presenta peggiori parametri economico-finanziari, una maggiore dipendenza dai ricavi televisivi, minori misure a sostegno dei giovani e minori investimenti infrastrutturali. Ciò nonostante, il settore continua ad attrarre capitali e investitori, guidati spesso da una strategia di internazionalizzazione che punta a valorizzare diritti tv e broadcasting, marchi e attività di merchandising, investimenti in tecnologia e in area digitale. Sul fronte degli investimenti, la candidatura per ospitare l’Europeo del 2032 rappresenta una grande opportunità per accelerare investimenti infrastrutturali che appaiono sempre più indispensabili per guidare la crescita del Sistema Calcio e non solo”.

Il calcio italiano: un asset strategico del Sistema Paese

Considerando la dimensione sportiva, i tesserati per la FIGC nel 2021-2022 ammontano a quasi 1,4 milioni (la Federcalcio rappresenterebbe oggi il terzo “comune” in Italia in termini di popolazione): il Sistema Calcio ha evidenziato una straordinaria capacità di riassorbire nel breve termine l’impatto della pandemia; i calciatori tesserati sono tornati sostanzialmente agli stessi livelli del pre COVID-19, crescendo del 24,9%, con un aumento di quasi 210.000 giocatori in appena una stagione (dagli 840.054 del 2020-2021 ai 1.049.060 del 2021-2022).

L’impatto più significativo è stato registrato all’in­terno del principale asset strate­gico del calcio italiano, ovvero il settore dell’attività giovanile, che nel 2021-2022 conta 807.807 tesserati Under 20, in aumento del 36% rispetto al 2020-2021, con i calciatori maschi tra i 5 e i 16 anni tornati oltre il 20% di incidenza sulla popolazione italiana per fascia di età (rispetto al 14,4% del 2020-2021).

Il focus sul calcio femminile

Nel ReportCalcio 2023, un focus dedicato alla crescita della componente femminile del calcio: tra il 2008 e il 2022 le calciatrici tesserate per la FIGC sono quasi raddoppiate, passando da 18.854 a 36.552 (con un aumento di 10.000 unità nell’ultimo anno e una crescita di circa 9.000 tesserate rispetto alla rilevazione pre-pandemica), mentre in termini di fan base si stima che gli appassionati al calcio femminile in Italia siano 10,2 milioni; è prevista inoltre una crescita di 2,2 volte entro il 2033, fino a 22,6 milioni.

Nello stesso periodo, il valore commerciale del calcio femminile italiano potrà crescere di 7,1 volte, passando dai 6,6 milioni di euro del 2021 ai 46,7 del 2033.

Tra il 2020-2021 e il 2021-2022, inoltre, le partite ufficiali sono aumentate di oltre 10 volte, passando da 43.490 a 480.482, giocate all’interno dei 13.249 campi da gioco presenti in Italia, mentre l’impatto socio-economico della pratica calcistica prodotto a beneficio del Sistema Paese è stimabile in oltre 4,5 miliardi di euro, prodotto sui settori strategici della salute, dell’economia e della socialità. Il calcio continua a rappresentare una delle grandi passioni degli italiani: il 57% della popolazione si dichiara interessata a questo sport, per un totale stimato pari a quasi 34 milioni di persone, mentre tra i primi 50 programmi televisivi più visti nella storia della tv italiana sono presenti solo partite di calcio (tra cui 47 match della Nazionale). La raccolta delle scommesse sul calcio nel 2022 è pari a 13,2 miliardi di euro, dato in crescita di oltre 6 volte in appena 17 anni (nel 2006 non superava i 2,1 miliardi). Considerando l’esposizione internazionale, l’audience tv cumulata mondiale del calcio italiano è stimabile in 1,44 miliardi di telespettatori, con una fan base che supera il mezzo miliardo di persone.

L’attività calcistica costituisce inoltre un sempre più rilevante settore industriale del nostro Paese; i ricavi diretti totali ammontano a 5 miliardi di euro; considerando anche l’impatto indiretto e indotto prodotto sui 12 settori merceologici coinvolti nella catena di attivazione di valore del calcio, l’impatto sul PIL italiano è stimabile in oltre 11,1 miliardi di euro, con quasi 126.000 posti di lavoro attivati, mentre la contribuzione fiscale e previdenziale del calcio di vertice (Serie A, B e C) nel 2020 ha superato gli 1,3 miliardi di euro; i 99 club di calcio professionistico incidono per il 73,1% della contribuzione del comparto sportivo italiano (50.000 società ed enti), incidenza record tra quelle registrate dal 2015. Negli ultimi 15 anni analizzati, per ogni euro «investito» dal Governo italiano nel calcio, il Sistema Paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a € 18,9, dato dal rapporto tra la contribuzione fiscale e previdenziale generata dal calcio professionistico italiano nel periodo considerato, pari ad oltre 16,8 miliardi di euro, e i contributi erogati da CONI / Sport e Salute alla FIGC nel medesimo arco di tempo, pari a 891,6 milioni.

Il profilo delle Nazionali
Nel 2021-2022 le Nazionali hanno giocato 192 partite (con 696 calciatori e calciatrici convocati), dato in significativo aumento rispetto alle 2 stagioni precedenti (53 nel 2020-2021 e 153 nel 2019-2020), fortemente impattate dal COVID-19.

Gli ultimi dati disponibili confermano nuovamente il grande appeal della maglia azzurra. Di grande rilevanza, in particolare, i risultati ottenuti a livello commerciale, a seguito di un importante processo di internalizzazione delle funzioni commerciali prima delegate a un advisor esterno, con un significativo investimento nel Capitale Umano: tra il 2018 e il 2022, il numero complessivo di risorse impiegate nell’Area Business/Revenue della FIGC è cresciuto da 7 a 27 persone.

Nonostante le 2 con­secutive mancate qualificazioni ai Mondiali e l’impatto dell’emergenza sanitaria nel com­parto delle sponsorizzazioni sportive (che secondo alcune stime nel periodo di maggior incidenza del COVID-19 ha portato ad una diminuzione del 37% del valore di mercato), il quadriennio 2019-2022 ha rap­presentato un periodo record: i ricavi FIGC derivanti dalle sponsorizzazioni sono cre­sciuti in termini signifi­cativi rispetto ai prece­denti cicli dei contratti, passando dai 161,5 milioni di euro del 2015-2018 ai 189,9 del 2019-2022 (+17,5%, con un incremento di 28,4 milioni, mentre la crescita sale fino al +47,5% se si esclude dal computo lo sponsor tecnico (categoria merceologica a sé stante), permettendo alla FIGC di posizionarsi al terzo posto tra le 55 Federazioni calcistiche europee per ricavi commerciali derivanti dalle Nazionali.

Passando all’analisi dei risultati sportivi, dopo le straordinarie performance ottenute nel 2021, culminate con il trionfo all’Europeo degli Azzurri di Mancini, il 2022 si è purtroppo contraddistinto per la seconda consecutiva mancata qualificazione al Mondiale, dopo la sconfitta nel playoff disputato contro la Macedonia del Nord, mentre nei mesi successivi la Nazionale ha conseguito la seconda consecutiva qualificazione alla Final Four della UEFA Nations League (con l’ottenimento del terzo posto finale nel corso del 2023).

Le Azzurre guidate da Milena Bertolini hanno partecipato all’Europeo 2022, uscendo nella fase a gironi, con risultati record in termini di audience: 2,7 milioni di telespettatori medi per partita, dato in crescita di quasi 7 volte rispetto all’edizione 2017.

La Nazionale femminile ha poi ottenuto la seconda consecutiva qualificazione al Mondiale, risultato record nella storia della FIGC, mentre la Nazionale maschile di Futsal è stata eliminata ai gironi nel Campionato Europeo di categoria e gli Azzurri del Beach Soccer hanno ottenuto la seconda medaglia di bronzo consecutiva al Campionato Europeo; ottimo risultato anche per la Nazionale femminile di Beach Soccer, l’ultima nata tra le rappresentative azzurre, che ha ottenuto il secondo posto europeo, mentre la Nazionale di e-foot ha raggiunto la semifinale della FIFAe Nations Cup 2022, principale competizione di e-sports a livello mondiale.

Le Nazionali giovanili maschili di calcio a 11 hanno proseguito nel positivo trend di crescita, con la qualificazione all’Europeo da parte dell’Under 21 (per la sesta volta consecutiva), la semifinale europea raggiunta dall’Under 19 e la vittoria dell’Under 20 nell’Élite League (principale competizione di categoria organizzata in Europa).

L’Italia giovanile rappresenta l’unica Federazione calcistica europea ad aver qualificato tra il 2022 e il 2023 4 squadre per le fasi finali dei 4 più importanti tornei giovanili (Mondiale U20 ed Europei U21, 19 e 17), nonchè la Nazionale europea che tra il 2013 e il 2023 ha ottenuto il maggior numero di presenze alle fasi finali dei Campionati Europei e Mondiali nelle varie categorie (U21, U20, U19 e U17), con un totale di 24 qualificazioni (davanti a Francia, Inghilterra e Germania, ferme a 22).

© Uefa.comL’esultanza degli Azzurrini sul palco di Ta Qali: Campioni d’Europa Under 19
Risultati straordinari, proseguiti poi anche nel 2023, con la Nazionale Under 20 che si è qualificata per la prima volta nella storia per la finale del Mondiale di categoria, in programma in Argentina; la sconfitta rimediata negli ultimi minuti della gara contro l’Uruguay non ha intaccato lo straordinario cammino compiuto dai ragazzi di Nunziata, giunti in finale dopo aver superato corazzate del livello di Brasile, Inghilterra e Colombia.

L’Italia si è potuta anche consolare con i titoli di capocannoniere e di miglior giocatore vinti da Cesare Casadei, autore di 7 reti in 7 partite, insieme al premio di miglior portiere ottenuto da Sebastiano Desplanches, nonché con gli straordinari dati di ascolto prodotti dalla competizione; circa 800.000 spettatori davanti alla tv per la semifinale giocata contro la Corea del Sud e quasi 1,6 milioni per finale disputata contro l’Uruguay, record storico per una Nazionale giovanile italiana al di sotto dell’Under 21.

Poche settimane dopo, l’Under 19 maschile guidata da Alberto Bollini ha invece ottenuto il titolo europeo, il secondo nella storia degli Azzurrini a 20 anni di distanza dal precedente successo, grazie alla vittoria per 1-0 nella finale del torneo, disputata a Malta contro il Portogallo e seguita in tv su Rai 3 da oltre 1,5 milioni di telespettatori.

RIPARTIRE DAL TALENTO ITALIANO. Gli ottimi risultati ottenuti dalle Nazionali giovanili italiane, appena descritti, testimoniano il livello qualitativo dei migliori talenti italiani, che ha permesso di valorizzare significativamente il percorso di crescita nella filiera nelle Nazionali giovanili e i corrispondenti riflessi sul ricambio generazionale della Nazionale di Roberto Mancini: l’età media degli Azzurri è scesa dai 29,5 anni delle qualificazioni per il Mondiale 2018 ai 26,5 anni del 2022; l’Italia tra le top 20 del Ranking FIFA rappresenta la terza Nazionale più giovane (dietro solo a Stati Uniti e Inghilterra).

I dati appena presentati testimoniano quanto il calcio giovanile italiano rappresenti un patrimonio tecnico di grande valore, che purtroppo non trova come naturale “valvola di sfogo” nel calcio professionistico di vertice. In particolare, tra le 31 top division in Europa, la Serie A italiana rappresenta il decimo campionato più anziano (26,36 anni di età media), il terzo con maggior incidenza degli stranieri (61,7%) e l’ultimo per impiego di calciatori cresciuti nei settori giovanili dei propri club di appartenenza (appena l’8,4%). Nella Serie A 2021-2022 il minutaggio dei calciatori italiani Under 21 ha inciso per appena l’1,9% del totale, rispetto al 34,3% degli Over 21 italiani, al 61,3% degli Over 21 stranieri e al 2,5% degli Under 21 stranieri. Uno scenario a cui si collega il crescente profilo della dispersione del talento: tra i 2.405 giovani calciatori (15-21 anni) tesserati per club di Serie A nel 2012-2013, appena 102 (il 4,2%) risultano ancora operanti nella massima serie del calcio professionistico italiano a 10 stagioni sportive di distanza (nel 2021-2022), mentre 90 giocano in Serie B (3,7%), 168 in Serie C (7,0%) e 1.149 nei dilettanti (47,8%); altri 250 calciatori sono finiti all’estero (10,4%), e 646 (26,9%) risultano addirittura svincolati.

Il potenziale di crescita per un maggior utilizzo di giovani talenti ita­liani appare molto significativo, al fine anche di aumentarne il livello di espe­rienza in prima squadra avvicinandolo maggiormente a quello dei principali competitor presenti sulla scena europea; i calciatori italiani Under 21 impiegati in Serie A nel 2021-2022 hanno accumulato nell’intera carriera meno di 60.000 minuti in prima squadra, rispetto ad esempio agli oltre 200.000 dei talenti di nazionalità spagnola e francese (con gap significativi a livello di campionati di 1° Divisione e coppe europee); nella top 15 dei calciatori Under 21 per minutaggio in carriera in prima divisione è presente un solo italiano (e nessun italiano nella top 15 della Champions League).

Il profilo economico finanziario del calcio prof
La pandemia ha causato dei significativi riflessi socio-economici, a cominciare dal calcio professionistico; la perdita complessiva dei campionati di Serie A, Serie B e Serie C nel triennio COVID-19 (2019-2020, 2020-2021 e 2021-2022) è stata pari a quasi 3,6 miliardi di euro (in media circa 3,3 milioni persi ogni giorno), con un dato medio per stagione pari a 1,2 miliardi, rispetto ai 412 milioni di perdita registrati nel 2018-2019. Nel triennio COVID-19 nell’82,6% dei casi i club professionistici hanno chiuso il proprio bilancio in perdita (218 bilanci rispetto ai 264 analizzati), mentre a livello aggregato, nei 15 anni analizzati dal ReportCalcio (dal 2007-2008 al 2021-2022), il “rosso” aggregato prodotto dal calcio professionistico italiano è stato pari a 7,7 miliardi di euro, e la perdita registrata nel 2021-2022 (quasi 1,4 miliardi di euro) rappresenta il peggior risultato netto nel periodo di riferimento analizzato dal ReportCalcio. Considerando la situazione finanziaria, l’indebitamento totale è cresciuto dai 4,8 miliardi del pre COVID-19 (2018-2019) ai 5,6 del 2021-2022 (+17,2%), mentre nella prima stagione analizzata nel ReportCalcio (2007-2008) il dato si attestava a 2,4 miliardi. Il patrimonio netto a livello aggregato si attesta ad un valore pari a 440 milioni di euro, in riduzione del 35,9% rispetto al 2020-2021.

Una componente significativa del peggioramento dei risultati economico finanziari deriva dagli effetti negativi prodotti dal COVID-19, che ha prodotto nel calcio e nello sport un impatto più significativo rispetto alla media degli altri settori economici; in particolare, il valore della produzione medio annuo nel triennio COVID-19 è stato pari a 3,5 miliardi di euro, in diminuzione dell’11,2% rispetto al 2018-2019, ultima stagione pre pandemia; il fatturato 2021-2022 è pari a 3,4 miliardi, in decremento del 12,0% rispetto al 2018-2019, mentre in confronto tra il 2019 e il 2022 il PIL italiano risulta in crescita dell’1%. Considerando l’impatto della chiusura degli stadi (partite a porte chiuse o con capienze limitate), i ricavi da ticketing sono passati dai 341 milioni di euro del pre COVID-19 ai 266 del 2019-2020 e agli appena 28 del 2020-2021, mentre nel 2021-2022 si è risaliti fino a 254 milioni; nel triennio COVID-19, la stima degli spettatori potenziali andati persi a causa delle restrizioni è pari ad oltre 29 milioni, con circa 632 milioni di euro di ricavi da ticketing potenziali non realizzati. Nel 2021-2022, a fronte della progressiva riapertura della capienza degli stadi (fino al ritorno al 100% dall’inizio di aprile 2022), l’affluenza è risalita fino ad oltre 11,9 milioni di spettatori, rispetto agli appena 0,15 milioni del 2020-2021, dato tuttavia ancora distante dal periodo pre COVID-19 (oltre 16 milioni).

Oltre all’impatto del COVID-19, una componente significativa del peggioramento dei risultati economico-finanziari si connette all’incapacità dei club di contenere, anche nella fase di maggior impatto della pandemia, la crescita degli stipendi e degli ammortamenti/svalutazioni (ovvero principalmente gli impatti prodotti a conto economico dalla gestione del mercato trasferimenti dei calciatori); i ricavi medi per club tra il 2018-2019 e la media del triennio COVID-19 sono diminuiti dell’11,2%, mentre nello stesso periodo il costo del lavoro medio è cresciuto del 9,6% e gli ammortamenti/svalutazioni del 19,5%; il peso del costo del lavoro sul valore della produzione è passato dal 53% del 2018-2019 al 70% del 2021-2022, mentre l’incidenza sui ricavi di vendita (valore della produzione al netto delle plusvalenze) è aumentato dal 69% all’84%.

Uno scenario di grande difficoltà, relativo a un settore che in altre dimensioni di analisi sta comunque evidenziando alcuni trend molto positivi: dai risultati record in termini di affluenza allo stadio prodotti nella stagione sportiva 2022-2023 al significativo ritorno alla competitività internazionale dei nostri club, con 3 finali di coppe europee nel 2022-2023, 3 squadre italiane nei quarti di finale di UEFA Champions League e 2 squadre in semifinale sempre in Champions e in UEFA Europa League. Nonostante le sconfitte rimediate nelle 3 finali, l’Italia nel 2022-2023 ha realizzato il suo record storico in termini di Ranking UEFA stagionale, con 22.357 punti conquistati (secondo miglior dato in Europa, dietro solo all’Inghilterra con 23.000). Da rimarcare, inoltre, la capacità del calcio italiano di attrarre investimenti e capitali stranieri, con 19 proprietà provenienti dall’estero nel calcio professionistico italiano (circa un club su cinque di proprietà estera), tra cui 11 dagli Stati Uniti; e sono proprio le risorse dei proprietari stranieri ad aver sostenuto il calcio italiano in questi ultimi anni di grande difficoltà: a livello aggregato, tra il 2011 e il 2022 sono stati apportati interventi di ricapitalizzazione del valore di oltre 6,2 miliardi, di cui il 37% relativi a club con proprietari italiani e il 63% (3,9 miliardi) da società con azionisti di riferimento stranieri (provenienti principalmente da Stati Uniti e Cina).

Le infrastrutture sportive
L’avvio di un programma di investimento per la realizzazione di una nuova generazione di impianti calcistici nel nostro Paese appare sempre più imprescindibile, al fine di accorciare il sempre crescente gap accumulato con le principali realtà internazionali: negli ultimi 16 anni (2007-2022) in Europa sono stati realizzati un totale di 199 nuovi impianti, con un investimento pari a 22,3 miliardi di euro; le principali nazioni in termini di nuovi stadi sono Polonia e Turchia (oltre 30 nuovi impianti), davanti alla Germania (18) e alla Russia (16). L’Italia con i 5 nuovi stadi inaugurati in questo periodo (Juventus, Udinese, Frosinone, Albinoleffe e Südtirol) ha intercettato solo una minima parte di questo potenziale, incidendo per appena l’1% degli investimenti totali prodotti in Europa.

I dati attestano la necessità di avviare quanto prima un importante processo di rinnovamento dell’impiantistica sportiva. L’età media di inaugurazione degli impianti passa dai 61 anni di Serie A ai 65 della Serie C e ai 67 della Serie B. Solo nel 12% degli stadi della prima serie professionistica vengono utilizzati impianti con fonti rinnovabili di energia, e appena il 7% degli impianti del calcio professionistico italiano non risulta di proprietà pubblica. Numeri che testimoniano l’urgenza sempre più attuale di nuovi investimenti, considerando anche gli importanti effetti indotti connessi all’introduzione di una nuova generazione di impiantistica sportiva nel nostro Paese. Con riferimento ad esempio ai 14 progetti di realizzazione di nuovi stadi di calcio attualmente in fase di pianificazione e/o di effettiva realizzazione in Italia, si stima un investimento complessivo pari a 2,9 miliardi di euro e un impatto positivo in termini di potenziale aumento dell’affluenza degli spettatori agli stadi (+3,3 milioni) e ricavi da ticketing (+205,8 milioni di euro), nonché in termini occupazionali (con la creazione di quasi 12.000 nuovi posti di lavoro).

Benchmarking internazionale
Allargando l’analisi allo scenario internazionale, il calcio europeo continua a costituire lo scenario più rilevante, ma allo stesso tempo un settore fortemente impattato dall’emergenza sanitaria, in modo significativamente superiore alla media degli altri settori economici; con riferimento ai dati economico-finanziari relativi ai circa 700 club partecipanti alle 55 Top Division, nel biennio 2020-2021 sono stati prodotti 4,2 miliardi di euro di ricavi in meno rispetto al 2019, principalmente a causa del crollo dei proventi da ticketing (passati dai 3,3 miliardi del 2019 agli appena 0,5 del 2021), mentre i costi sono aumentati anche nel periodo di emergenza sanitaria (grazie in particolare all’incremento degli stipendi, passati dai 14,7 miliardi del 2019 ai 15,9 del 2021). A causa di queste dinamiche, nel biennio 2020-2021 è stata prodotta una perdita aggregata pari a 7,7 miliardi di euro, rispetto agli appena 0,5 miliardi di “rosso” del 2019 e agli 0,6 miliardi di utile prodotto nel biennio precedente (2017-2018). A livello finanziario, il patrimonio netto tra il 2019 è il 2021 è diminuito del 20,2% (da 10,3 a 8,2 miliardi) e l’indebitamento complessivo è cresciuto dell’11,1%, passando da 29,5 a 32,8 miliardi.

Nonostante questo squilibrio strutturale e l’impatto prodotto dal COVID-19, negli ultimi anni è stata ulteriormente conferma l’elevata capacità delle società calcistiche europee di attrarre capitali e investimenti: nel triennio 2020-2022, ben 90 club calcistici europei di prima divisione hanno cambiato proprietà, con un trend in crescita dalle 25 società del 2020 alle 30 del 2021, fino alle 35 del 2022; in 39 casi (43%), le nuove proprietà risultano straniere, provenienti in prevalenza dagli Stati Uniti (18 acquisizioni). Negli ulti­mi anni, inoltre, numerosi operatori finanziari di tipo priva­to hanno iniziato ad investire nelle organizzazioni calcistiche, un trend che durante la pandemia è ulteriormente accelerato; nel solo 2022 tra le 39 principali operazioni di acquisto di quote (maggioranza o minoranza) di organizza­zioni calcistiche in Europa e nel mondo figurano ben 30 acqui­sizioni da parte di fondi di investimento/private equity, con un investimento com­plessivo stimabile in quasi 14,5 miliardi di euro. Da rimarcare, inoltre, la crescita delle multiproprietà e degli investimenti multi-club; il numero di società calcistiche a livello mondia­le facenti parte di una rete multi-club è cresciuto dalle meno di 40 del 2012 alle circa 100 del 2019, fino alle oltre 180 del 2022.

Il ReportCalcio 2023 analizza anche il profilo relativo ai 181 club partecipanti alle 10 principali Top Division europee (Inghilterra, Germania, Spagna, Italia, Francia, Olanda, Portogallo, Turchia, Russia e Scozia); a livello digitale, il numero di fan e follower sui principali social network (Facebook, Twitter, Instagram e TikTok) è arrivato a sfiorare nel 2022 i 2,6 miliardi, con 19,9 miliardi di visualizzazioni su YouTube; dal punto di vista commerciale, si contano 3.886 accordi di sponsorizzazione, di cui il 26% di provenienza estera, mentre i settori merceologici più rappresentati sono quelli relativi a Servizi & Consulenza (442 sponsorizzazioni), Abbigliamento & Moda (360) e Bevande (325). Si contano inoltre 228 sponsorizzazioni di maglia (il principale settore merceologico rimane quello relativo al Betting, con il 17%) e 62 stadium naming rights (di cui il 24% sottoscritti da aziende provenienti dal settore “Bancario, Assicurativo & Servizi Finanziari”). Per quanto riguarda gli altri principali trend a cui si è assistito nel periodo più recente, 143 club dispongono di una divisione di e-sports nel 2022 (rispetto alle 67 del 2017), 41 società hanno lanciato un proprio canale OTT, 22 società hanno realizzato o contribuito a realizzare una docuserie sulla propria attività, 17 club stanno sviluppando progetti utilizzando il Metaverso e 13 hanno aperto un Innovation Center, mentre 12 società hanno inaugurato un proprio Master o Corso in Sport Management, 30 hanno lanciato un Fan Token e 45 hanno avviato progetti e collaborazioni in ambito NFT.

FONTE: FIGC

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *