L’ufficio stampa della Napoli United, club campano che milita in eccellenza si è espressa con un comunicato stampa alla luce dell’ultimo Dpcm varato ieri da Giuseppe Conte: “La salute è un valore non negoziabile e la battaglia al virus deve necessariamente avere il carattere della priorità. Fatta questa doverosa premessa, ci chiediamo che senso abbia fermare fino al 24 novembre tutti i campionati dall’Eccellenza in giù poco dopo l’avvio della nuova stagione. E se gli aiuti promessi oggi dal ministro Spadafora sono una cosa concreta, non sarebbe stato preferibile destinare quei 50 milioni a fondo perduto all’applicazione di un protocollo simile a quello dei professionisti che ci avrebbe permesso di concludere in sicurezza la stagione appena iniziata? La verità è che siamo stanchi di essere trattati con la noncuranza che si riserva ai parenti poveri dal governo del calcio nazionale, nonostante i dilettanti costituiscano il 99% dei tesserati della Figc. Perché intorno al calcio delle serie minori regionali ci sono centinaia di migliaia di figure professionali che vivono del loro lavoro e per le quali non sono certo una garanzia i pur lodevoli 800 euro promessi dal ministro per il mese di novembre. Abbiamo più volte invocato che le istituzioni ci fossero vicine. Non si poteva pensare che società che non hanno scopo di lucro e spesso fanno fatica anche semplicemente a iscriversi ai campionati potessero sostenere con regolarità le spese per i tamponi. Eppure siamo rimasti inascoltati, siamo stati lasciati soli anche quando società come la nostra hanno ritenuto doveroso a costo di qualsiasi sacrificio testare continuamente la salute dei propri atleti. Perciò prevale un sentimento di profonda amarezza. Anche perché cosa si pensa possa accadere da qui a un mese, se la storia recente ci insegna che contagi, ricoveri e decessi continuano a salire per almeno due o tre settimane, anche in caso di lockdown totale come quello della scorsa primavera? Ha detto una cosa giusta il ministro Spadafora, quando ha parlato oggi di “questo mondo che con la seconda chiusura rischia di non riaprire più”. Ma se si vuole impedire che questo accada, non bastano le misure straordinarie, non basta l’attenzione una tantum, ricordandosi di noi solo dopo che a differenza dei campionati dalla Seie A alla Serie D siamo fermati da un giorno all’altro in maniera scriteriata, senza che tra l’altro le nostre squadre siano diventate focolaio di contagi come pure nella massima serie è finora accaduto. C’è bisogno di un rispetto nuovo per il calcio dilettantistico, di forme di sostegno stabili e permanenti da parte di un sistema che sorreggiamo con le nostre iscrizioni ai campionati, di formule mutualistiche con le quali il calcio dei professionisti riconosca la legittimità del nostro lavoro alla base della grande piramide del calcio italiano. O usciamo da questa emergenza con un patto di solidarietà che ci renda più forti e in grado di svolgere il nostro ruolo lontano dai riflettori, o scompariamo. Lo tenga ben presente chi non ha mai prestato grande attenzione alle nostre richieste. Abbiamo bisogno di fatti, è finito il tempo della sufficienza“.

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